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Posted by on Ott 23, 2011 in Dermatologia, Ricerca | 0 comments

SIAscopy: rendiamo trasparente la pelle!

trasparenteGrazie alle moderne tecnologie diagnostiche il nostro corpo potrebbe ormai essere considerato quasi “trasparente” agli occhi dei medici. Di sicuro lo è la nostra pelle di fronte al dermatologo: le tecniche più nuove per la delle malattie cutanee, infatti, permettono proprio di vedere attraverso l’ e di farsi un’ idea molto precisa dello stato di salute della cute.
Dei vari metodi si è discusso all’ ultimo congresso dell’ European Academy of Dermatology and Venereology che si è tenuto di recente a Firenze. In tale occasione sono stati presentati gli più innovativi e fra questi una tecnica sperimentata e messa a punto da ricercatori dell’ Università di Birmingham e dell’ ospedale Addenbrookes di Cambridge, nel Regno Unito: l’ analisi spettrofotometrica intracutanea (o SIAscopy).

Niente di particolarmente difficile, a parte il nome: si tratta di una specie di “scanner” che viene posto a contatto della pelle (ma può essere utilizzato anche senza toccare la cute) e sfruttando la rifrazione della luce riesce a vedere in diretta cosa accade fino a due millimetri sotto la superficie del nostro corpo, scrutando così nel dettaglio la trama della cute. In pratica si usano lenti speciali che rifrangono la luce in maniera da rendere del tutto trasparente l’ epidermide, come accade durante un normale esame in , chiarisce il dottor Fabio Rinaldi, dermatologo di Milano, fra i primi a utilizzare la SIAscopy in Italia.
«In questo caso, però, le lenti permettono di vedere qualcosa di più: non solo la struttura della melanina, ma anche altri componenti della pelle come il reticolo dei vasi sanguigni e la disposizione delle fibre di . Le immagini, che si possono visualizzare in tre dimensioni, consentono di osservare nel dettaglio la quantità e il flusso del sangue nel derma per avere indicazioni circa un’ eventuale infiammazione o la neoformazione di dovuta a un tumore cutaneo. La valutazione della struttura del collagene, inoltre, permette di capire se un si è infiltrato al di sotto del derma ed è quindi particolarmente aggressivo».

Se è vero, infatti, che le tecniche di analisi cutanea possono rivelarsi utilissime per valutare meglio qualsiasi patologia dermatologica, di sicuro il settore principe per il loro utilizzo è proprio la diagnosi di melanomi e cutanei in genere. Casi sospetti Tuttavia, non per forza bisogna ricorrere agli ultimi ritrovati della tecnologia, tuttora poco diffusi soprattutto a causa dei costi elevati. «Con l’ epiluminescenza si individua l’ 80-90% dei melanomi» tranquillizza infatti il dermatologo. «Gli esami supplementari vanno eseguiti nei casi sospetti e non in tutti i pazienti o come primo test durante un controllo di routine».
In Italia è oggi in uso soltanto presso la Clinica Dermatologica dell’ Università di Modena.

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