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Posted by on Apr 4, 2013 in Dermatologia, Herpes | 0 comments

L’herpes e problemi di memoria o cognitivi

herpes-memoriaA parte il fastidio fisico che provoca questo indesiderato ospite, secondo uno pubblicato su Neurology vi sarebbe anche la possibilità di vedersi danneggiare a livello neurologico con disturbi della e problemi cognitivi.
Lo studio, condotto dalla dottoressa Mira Katan e colleghi della Columbia University Medical Center di New York in collaborazione con la Miller School of Medicine dell’Università di Miami, si è svolto con il coinvolgimento di 1.625 persone con un’età media di 69 anni, a cui è stato misurato il livello di infezioni nel , in base alla presenza di anticorpi.
L’idea era quella di valutare l’esposizione alle infezioni durante la vita e come queste potessero influire a livello neurologico.

A tutti i partecipanti sono stati prelevati dei campioni di sangue per poi analizzarli al fine di trovare le tracce di 5 tra le più comuni infezioni: tre quali l’ simplex di tipo 1 (via orale), di tipo 2 (genitale) e il citomegalovirus. La chlamydia pneumoniae (un’ respiratoria comune) e, infine, l’helicobacter pylori (un batterio che si trova nello stomaco).
I risultati delle analisi, comparate con i test cognitivi, hanno mostrato che i soggetti con i livelli più elevati d’infezione avevano un aumento del 25 per cento del di ottenere un punteggio basso nel test di comprensione chiamato “Mini-Mental State Examination”.

Le capacità di memoria e di pensiero dei partecipanti sono state oggetto di test ogni anno, per una media di otto anni. Sebbene non sia stata trovata una correlazione causa/effetto, i dati mostrano una tendenza a fare peggio nei test per chi era stato oggetto di più e ripetute infezioni.
«Mentre questa associazione ha bisogno di essere ulteriormente studiata, i risultati potrebbero portare a modi per identificare le persone a rischio di deterioramento cognitivo e un eventuale riduzione del rischio. Per esempio, l’esercizio fisico e le vaccinazioni infantili contro i virus potrebbero ridurre il rischio di problemi di memoria più tardi nella vita», conclude Katan.

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